Pochi minuti fa, Facebook e Ray-Ban hanno presentato Ray-Ban Stories, occhiali che permettono di registrare e condividere foto e video come facevano già gli Spectacles di Snapchat. Nelle scorse settimane, le indiscrezioni su questo lancio hanno creato un bel po’ di hype e di aspettative. Il punto è che si tratta di un oggetto fisico. Qualcosa che possiamo toccare e tenere sul tavolo. Non troppo diverso dal player lanciato da Kanye West in concomitanza con il lancio del suo ultimo album, Donda. Anche in questo caso è stato un prodotto fisico a catalizzare la nostra attenzione. Se ci pensate, è un bel po’ che non ci interessiamo a un audio player. Ma forse non è un caso. Una volta, i prodotti fisici erano tutto ciò che conoscevamo. Quando Steve Jobs presentava i primi iPhone, ne eravamo totalmente sedotti. Poi, pian piano, ci siamo adattati a un mondo virtuale. Abbiamo iniziato a spendere i nostri soldi in app, mentre nel frattempo i design degli smartphone e dei computer diventavano sempre più ripetitivi e noiosi. Sì, li compravamo, ma più per stare dietro alle richieste dei nuovi sistemi operativi che per desiderio. Abbiamo smesso di desiderare player mp3 - incluso l’iPod - perché ormai la musica era diventata del tutto immateriale. Questo mondo senza frizioni, senza peso, né caldo né freddo, va in conflitto con la nostra natura di esseri fisici. Lo abbiamo capito tanto più chiaramente durante questo anno e mezzo di vita virtuale e abbracci vietati: gli occhi non ci bastano a conoscere il mondo. C’è chi scommette tutto sul metaverso - e su una vita interamente digitalizzata in cui compreremo solo sneaker digitali in NFT - ma sembra che le cose siano più complicate di così. Non siamo ancora pronti a dire addio al mondo fisico, e forse - fortunatamente - non lo saremo mai.
Il Bernoccolo #127 🎤 La rivincita dei prodotti fisici
Il Bernoccolo #127 🎤 La rivincita dei…
Il Bernoccolo #127 🎤 La rivincita dei prodotti fisici
Pochi minuti fa, Facebook e Ray-Ban hanno presentato Ray-Ban Stories, occhiali che permettono di registrare e condividere foto e video come facevano già gli Spectacles di Snapchat. Nelle scorse settimane, le indiscrezioni su questo lancio hanno creato un bel po’ di hype e di aspettative. Il punto è che si tratta di un oggetto fisico. Qualcosa che possiamo toccare e tenere sul tavolo. Non troppo diverso dal player lanciato da Kanye West in concomitanza con il lancio del suo ultimo album, Donda. Anche in questo caso è stato un prodotto fisico a catalizzare la nostra attenzione. Se ci pensate, è un bel po’ che non ci interessiamo a un audio player. Ma forse non è un caso. Una volta, i prodotti fisici erano tutto ciò che conoscevamo. Quando Steve Jobs presentava i primi iPhone, ne eravamo totalmente sedotti. Poi, pian piano, ci siamo adattati a un mondo virtuale. Abbiamo iniziato a spendere i nostri soldi in app, mentre nel frattempo i design degli smartphone e dei computer diventavano sempre più ripetitivi e noiosi. Sì, li compravamo, ma più per stare dietro alle richieste dei nuovi sistemi operativi che per desiderio. Abbiamo smesso di desiderare player mp3 - incluso l’iPod - perché ormai la musica era diventata del tutto immateriale. Questo mondo senza frizioni, senza peso, né caldo né freddo, va in conflitto con la nostra natura di esseri fisici. Lo abbiamo capito tanto più chiaramente durante questo anno e mezzo di vita virtuale e abbracci vietati: gli occhi non ci bastano a conoscere il mondo. C’è chi scommette tutto sul metaverso - e su una vita interamente digitalizzata in cui compreremo solo sneaker digitali in NFT - ma sembra che le cose siano più complicate di così. Non siamo ancora pronti a dire addio al mondo fisico, e forse - fortunatamente - non lo saremo mai.