È diventata regina nel 1952, quando nelle nostre case non era ancora entrata la tv. Se n’è andata 70 anni dopo, in un mondo irriconoscibile, dove si parla di terre virtuali e di intelligenze artificiali, di criptovalute e di biohacking. In mezzo, è successo davvero di tutto. Sono cambiati regimi, tecnologie, culture, si sono avvicendati papi e presidenti, persino Facebook ha fatto in tempo a nascere e declinare, ma lei no. Lei è rimasta la stessa, Regina Elisabetta Seconda del Regno Unito. O meglio, ha saputo cambiare, adattandosi alle epoche, schermando la monarchia dagli effetti del tempo. Nel suo lunghissimo regno è diventata - con bravura e intelligenza - un’icona culturale, prima che una monarca. Con i suoi cappellini, le borsette, i suoi cani corgi, le sue occasionali prove da attrice con 007 e Paddington. E quando scompare un’icona culturale, il mondo è spiazzato, si affanna a riorganizzarsi, a colmare in qualche modo il vuoto. Perché se da un lato ci sono le straordinarie dimostrazioni d’affetto - come la coda di sette chilometri per renderle omaggio - dall’altro ci sono le preoccupazioni. Già in Australia si parla di diventare una repubblica, le ex-colonie si dissociano dal lutto - come anche alcuni irlandesi - e gli inglesi guardano con preoccupazione alle figuracce seriali e molto snob del nuovo re, Carlo III, non ultima quella ormai leggendaria della penna stilografica.
Il Bernoccolo #164 🎤 Quando se ne va una Regina.
Il Bernoccolo #164 🎤 Quando se ne va una…
Il Bernoccolo #164 🎤 Quando se ne va una Regina.
È diventata regina nel 1952, quando nelle nostre case non era ancora entrata la tv. Se n’è andata 70 anni dopo, in un mondo irriconoscibile, dove si parla di terre virtuali e di intelligenze artificiali, di criptovalute e di biohacking. In mezzo, è successo davvero di tutto. Sono cambiati regimi, tecnologie, culture, si sono avvicendati papi e presidenti, persino Facebook ha fatto in tempo a nascere e declinare, ma lei no. Lei è rimasta la stessa, Regina Elisabetta Seconda del Regno Unito. O meglio, ha saputo cambiare, adattandosi alle epoche, schermando la monarchia dagli effetti del tempo. Nel suo lunghissimo regno è diventata - con bravura e intelligenza - un’icona culturale, prima che una monarca. Con i suoi cappellini, le borsette, i suoi cani corgi, le sue occasionali prove da attrice con 007 e Paddington. E quando scompare un’icona culturale, il mondo è spiazzato, si affanna a riorganizzarsi, a colmare in qualche modo il vuoto. Perché se da un lato ci sono le straordinarie dimostrazioni d’affetto - come la coda di sette chilometri per renderle omaggio - dall’altro ci sono le preoccupazioni. Già in Australia si parla di diventare una repubblica, le ex-colonie si dissociano dal lutto - come anche alcuni irlandesi - e gli inglesi guardano con preoccupazione alle figuracce seriali e molto snob del nuovo re, Carlo III, non ultima quella ormai leggendaria della penna stilografica.