Il Bernoccolo #166 🎤 Stadia, Google e l’arte del fallimento
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Se non vi interessano i giochi, forse non avete mai sentito nominare Stadia. Se invece avete anima da gamer, saprete che Stadia è il servizio di cloud gaming lanciato da Google. Ovvero, un servizio che permette di giocare per così dire in streaming, senza neppure bisogno di una console. Dicevamo “è”, ma dovremmo dire “era”. Stadia, infatti, chiude i battenti. Tutti gli utenti saranno rimborsati, ma l’esperimento finisce qui: Google lascia il mercato ad altri player, come Microsoft. Se, nello specifico, eravate come me utenti di Google Stadia, verserete anche mezza lacrimuccia ma non si può dire che non ce lo potessimo aspettare. I fallimenti, in casa Google, sono parte del gioco. I prodotti e servizi “uccisi” - si fa per dire - da Google sono così tanti che esiste addirittura un sito dedicato solo a tenerne traccia, e ne conta al momento 274. Alcuni poco noti, come Google X, durato appena un giorno. Altri invece durati abbastanza da essersi fatti conoscere, come Google Answers, Google Plus, i Google Lens e - per l’appunto - Google Stadia. Ma questa lunga lista è davvero cosa di cui vergognarsi? Oppure Google ha dimostrato più di altri una mentalità davvero sperimentale? Viene in mente il motto di Zuckerberg “Move fast and break things”, che forse si adatta meglio al modus operandi dell’azienda di Mountain View. Google prova, sbaglia, migliora, e da 24 anni è sempre qui, sempre sulla cresta dell’onda. Evidentemente, si sentono fortunati.
Il Bernoccolo #166 🎤 Stadia, Google e l’arte del fallimento
Il Bernoccolo #166 🎤 Stadia, Google e l’arte…
Il Bernoccolo #166 🎤 Stadia, Google e l’arte del fallimento
Se non vi interessano i giochi, forse non avete mai sentito nominare Stadia. Se invece avete anima da gamer, saprete che Stadia è il servizio di cloud gaming lanciato da Google. Ovvero, un servizio che permette di giocare per così dire in streaming, senza neppure bisogno di una console. Dicevamo “è”, ma dovremmo dire “era”. Stadia, infatti, chiude i battenti. Tutti gli utenti saranno rimborsati, ma l’esperimento finisce qui: Google lascia il mercato ad altri player, come Microsoft. Se, nello specifico, eravate come me utenti di Google Stadia, verserete anche mezza lacrimuccia ma non si può dire che non ce lo potessimo aspettare. I fallimenti, in casa Google, sono parte del gioco. I prodotti e servizi “uccisi” - si fa per dire - da Google sono così tanti che esiste addirittura un sito dedicato solo a tenerne traccia, e ne conta al momento 274. Alcuni poco noti, come Google X, durato appena un giorno. Altri invece durati abbastanza da essersi fatti conoscere, come Google Answers, Google Plus, i Google Lens e - per l’appunto - Google Stadia. Ma questa lunga lista è davvero cosa di cui vergognarsi? Oppure Google ha dimostrato più di altri una mentalità davvero sperimentale? Viene in mente il motto di Zuckerberg “Move fast and break things”, che forse si adatta meglio al modus operandi dell’azienda di Mountain View. Google prova, sbaglia, migliora, e da 24 anni è sempre qui, sempre sulla cresta dell’onda. Evidentemente, si sentono fortunati.